«Leggo queste pagine e provo una sensazione familiare. È il 5 novembre 2024 e domani scopriremo chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America»
Leggo queste pagine e provo una sensazione familiare. È il 5 novembre 2024 e domani scopriremo chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America. Il risultato mi sembra quasi irrilevante, dato che i sondaggi parlano di un sostanziale "testa a testa" tra Kamala Harris e Donald Trump. Chiunque dei due vincerà, lo farà di misura, e si troverà di fronte a un paese spaccato, incattivito, spaventato.
L'elettorato di Trump a volte sembra davvero una moderna Armata Brancaleone, non tanto dissimile dai pazienti dell'istituto Cottolengo di Calvino. Un raffazzonato manipolo di individui poco istruiti, che si sentono convintamente rappresentati da due miliardari (?!) e che trattano la politica come se fosse la squadra del cuore, senza nemmeno accorgersi che dietro le parodie di ragionamenti che vengono loro propinati altro non c'è che slogan da stadio.
Le cose non vanno molto meglio sull'altra sponda dell'Atlantico: anche da noi gli schieramenti politici sono sempre più polarizzati, il livello della discussione è sempre più basso e lo spazio destinato alla diplomazia è sempre più risicato. Il titolo di studio è diventato un fattore determinante per il voto, sia in America che in Europa, così come il genere: uomini e persone non laureate, sempre più a destra; donne e persone laureate, sempre più a sinistra. Personalmente, mi sento allineata al protagonista del racconto di Calvino: non è oggi che scopriamo che anche gli stupidi possono votare ma in una democrazia il loro voto vale esattamente come quello di un premio Nobel, che ci piaccia oppure no.
C'è una questione, però, che mi sembra dirimente: che se a vincere sarà Trump, Harris e i democratici accetteranno il risultato e, col groppo in gola, gli riconosceranno la vittoria. Al contrario, se a vincere sarà Harris, Trump farà quello che ha sempre fatto: negare la realtà e urlare al complotto. O peggio, cercare di fare un colpo di mano. È improbabile che ci riuscirà, ma è quello che promette di fare:
E allora va bene tutelare il diritto al voto di tutti, professoroni e non, ma è bene anche tutelare il diritto di cambiare idea alla tornata elettorale successiva. E questo è mai scontato, nemmeno stavolta.
"Italo, prepara il caffè. Stanotte arriva l'Armata Brancaleone".

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