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LET'S TALK ABOUT SEX

«Sarebbe logico pensare che in un mondo così libero dai dettami religiosi e sociali, il sesso goda di ottima salute: invece stiamo attraversando un periodo di “recessione sessuale”. Significa che le persone, soprattutto quelle più giovani, fanno molto meno sesso rispetto ai decenni passati»                                                                                                                                                                          

Che con lo scorrere del tempo i costumi sessuali siano destinati a diventare via via sempre più liberi è una convinzione falsa e particolarmente dura a morire. Il progresso e l'ampliamento delle libertà, incluse quelle sessuali, non seguono una linea retta: nel corso della storia a periodi di grande avanzamento sono spesso seguite brusche interruzioni, se non addirittura dei clamorosi passi indietro.

Alessandro Barbero ha spiegato che il Medioevo, generalmente descritto come bigotto e oscurantista, è stato in realtà un periodo di grande libertinaggio sessuale (è un caso che la popolazione europea attorno all’anno Mille sia praticamente raddoppiata?) mentre al contrario l'inizio del Novecento è stata un'epoca caratterizzata da rigore e moralismo. Le nevrosi con cui si era trovato a fare i conti Sigmund Freud nella “società della disciplina” erano dovute alla contrapposizione tra lecito e proibito, tra norma e trasgressione. È sotto il peso schiacciante del rigore, del perbenismo e nel senso di colpa sempre latente che il filosofo avrebbe avuto quell’intuizione geniale che avrebbe cambiato per sempre il corso dell'Occidente: l’esistenza dell’inconscio.

A partire dal Sessantotto e nel corso degli anni Settanta la rigida separazione tra lecito e proibito è stata smantellata, in tutti gli ambiti. La contestazione giovanile ha ridefinito concetti quali la famiglia (descritta come soffocante), la scuola (paragonata a una caserma), il lavoro (considerato un'alienazione) e persino la legge, derubricata a mero strumento di oppressione. La religione è stata messa alla porta.
La dimensione sessuale degli anni Settanta non poteva dunque che essere l'amore libero.

Nonostante qualcuno continui a perpetrare vecchi slogan e a lamentarsi del peso delle “convenzioni sociali” ancora oggi, è evidente che ora la società sia molto più libera: nessuno si aspetta che una donna arrivi vergine al matrimonio… nessuno si aspetta più nemmeno il matrimonio, a dir la verità. Sarebbe logico pensare che in un mondo così libero dai dettami religiosi e sociali, il sesso goda di ottima salute: invece stiamo attraversando un periodo di “recessione sessuale”. Significa che le persone, soprattutto quelle più giovani, fanno molto meno sesso rispetto ai decenni passati.

Quando in "Tu chiamale se vuoi… generazioni" avevo elencato la lunga lista di sfortune che distinguono Millennials e Gen Z dai fortunatissimi Boomers, avrei dovuto aggiungere anche questa.

In una delle prime puntate della serie televisiva The Marvelous Mrs. Maisel, la protagonista, Midge, architetta un piano ingegnoso per non farsi mai vedere dal marito senza trucco e con i capelli in disordine: aspetta che lui si addormenti prima di andare al bagno per struccarsi e indossare i bigodini e il mattino successivo, all’alba, sgattaiola nuovamente fuori dal letto per ricreare la magia. Quando finalmente suona la sveglia e lui si gira verso di lei per darle il buongiorno, lei è bellissima e perfetta, come sempre.


Mrs. Maisel ci fa ridere perché parla di noi, donne contemporanee, quando pubblichiamo delle foto fintamente rubate in cui ridiamo con le amiche, o ammiriamo il tramonto, fingendo che sia tutto spontaneo. In inglese la chiamano effortless beauty, ed è proprio nella camera da letto che questo fenomeno si estremizza. Perchè un rapporto sembri spontaneo, le donne devono orchestrare un lavoro preparatorio non indifferente: devono pensare alla contraccezione (sia mai che lui se ne dimentichi, o non voglia) alla depilazione, all’igiene intima. Devono avere un bel corpo, stare a dieta, andare in palestra. Devono scegliere una lingerie sexy, soprattutto ai primi appuntamenti. Non devono far passare troppo tempo tra un rapporto e l’altro, anche se stanno attraversando un periodo stressante e sono stanche. E se fanno sesso pur non avendone tanta voglia, si sentono in dovere di manifestare un certo coinvolgimento, perché non vogliono passare per frigide. Devono badare a non abbuffarsi troppo, o bere troppa acqua prima di un rapporto, perché poi al momento clou scappa la pipì. 
Ognuna aggiunga a questa lista le proprie paranoie personali.

Farsi carico degli aspetti estetici, emotivi e “logistici” legati ai rapporti sessuali si traduce in un “carico mentale” non indifferente, soprattutto in una società che richiede questo livello di attenzione in ogni singolo momento della vita. Se quella di inizio Novecento era la “società della disciplina", quella odierna è la “società dell’efficienza”: devi dare sempre il massimo, ma allo stesso tempo fingere che non ti interessi, che ti venga spontaneo.

Lungi dall'essere apprezzato questo sforzo femminile verso l'iniziativa ha messo in difficoltà il genere maschile, abituato da secoli (anzi, da millenni!) ad abitare indisturbato lo spazio della seduzione e della ricerca della sessualità. Non deve stupire pertanto che le fantasie erotiche maschili si stiano progressivamente spostando dal mito della donna più grande ed esperta a quello della ragazzina, più remissiva e manipolabile. Le conseguenze sono preoccupanti: da un lato questo detta dei canoni estetici inarrivabili per la maggior parte delle donne adulte (fianchi stretti, cellulite inesistente, guance paffute e labbra carnose) e dall’altro (cosa ben più grave) la sessualizzazione precoce delle bambine

È vero, le bambine hanno sempre amato giocare con gli abiti e i trucchi delle mamme, ma oggi a questo si aggiunge anche un atteggiamento provocante e sensuale. Quando le bambine scimmiottano in pubblico i balletti da ninfetta sexy che hanno visto fare a showgirl e influencer, è perché hanno appreso che quello è il modo corretto di relazionarsi con gli altri e di mostrare il proprio corpo. E di conseguenza, si abituano a un determinato tipo di sguardo su di sé. 
C’è da dire che trent’anni fa mia madre non faceva balletti e smorfiette in pubblico e sui social media… Ogni generazione ha gli ideali che si merita e la nostra rivendica questo: il diritto di fare “le sciocchine” sui social anche a quarant’anni.

Ai maschietti non va molto meglio. Come spiegato da Francesca Cavallo, scrittrice e attivista, nell’età in cui si compie il difficile passaggio dall’essere bambini a essere adolescenti, le femmine possono continuare a esercitare l’affettività tenendo per mano e abbracciando le amiche. Ai maschi questo non è concesso perché persistono molti stereotipi sulla mascolinità che privano quelli che sono ancora, sostanzialmente, dei bambini, delle coccole di cui avrebbero bisogno. L’unico tipo di contatto fisico a cui un adolescente maschio sente di poter aspirare è il rapporto sessuale e, in un contesto in cui l’educazione sessuale ai giovanissimi è fortemente osteggiata (come già detto, viviamo in un tempo di rinnovati tabù) l’unica fonte di apprendimento disponibile è la pornografia. Ecco alcuni numeri raccolti dalla giornalista Lilli Gruber sul consumo di pornografia da parte degli adolescenti: l’età media di accesso al porno è di 12 anni. Il 79% dei ragazzi intervistati afferma di aver imparato a fare sesso grazie ai film hard e il 27% si dice convinto siano "una rappresentazione accurata di come fa sesso la maggioranza delle persone".

I sondaggi dicono che i giovanissimi pensano sia “normale” replicare alcune pratiche comunissime nella pornografia contemporanea, come sesso anale e soffocamento. Non sanno che quella non è una scuola, ma un'industria: lo scopo non è insegnare a dare e ricevere piacere, ma intercettare potenziali fruitori e farne dei consumatori sempre più compulsivi. E siccome la clientela è composta prevalentemente da maschi, la produzione è funzionale al piacere maschile, mentre il ruolo delle donne è ridotto a essere quello di oggetti remissivi, di corpi usa e getta.

La pornografia non si limita ai siti hard: la pornografia è ovunque, intorno a noi, e colpisce tutti, non solo i giovanissimi. L’esibizione sistematica di corpi sexy a scopi pubblicitari e il primato della vista sugli altri sensi enfatizzato dai social media, sta creando una tale distorsione della realtà da spiegare non solo la recessione sessuale, ma anche l’insorgenza di problemi di salute mentale, come depressione e ansia. Nella “società della disciplina”, il senso di colpa era legato al fatto di aver trasgredito alle regole, mentre ora, nella “società dell’efficienza” è dovuto al senso di inadeguatezza per tutto ciò che si potrebbe fare (se solo si fosse più belli, più disinibiti, più dotati) e ciò che non si fa.

Nel “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il protagonista, il principe di Salina, si lamenta di aver avuto sette figli da sua moglie ma di non essere mai riuscito a vederle l’ombelico: 

Sono un uomo vigoroso, ancora, e come fo ad accontentarmi di una donna che, a letto, si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio e che, dopo, nei momenti di maggiore emozione non sa che dire Gesummaria!

Oggi il problema è esattamente l’opposto: il bombardamento di immagini allusive a cui siamo sottoposti, nella migliore delle ipotesi, genera assuefazione. Stabilisce una serie di stilemi e di modelli standardizzati a cui inconsapevolmente si sente di dover aderire. È come se ci si trovasse a dover “recitare una parte”, ad agire “in terza persona" quasi si fosse sottoposti a uno sguardo dall'esterno.

Sarebbe opportuno ribellarsi a questo bombardamento di immagini e di corpi, anche a costo di mettere in discussione il nostro sistema economico. È un’utopia, lo so, ma il sesso, almeno quello, non può ridursi a un’ennesima forma di consumismo. 
Dobbiamo rivendicare il diritto all’erotismo con tutto ciò che questo comporta: le attese, il gusto della scoperta, il piacere in sé, svincolato dai canoni. Il recupero di tutti i cinque sensi e non solo della vista. Per ricominciare a fare sesso, invece che limitarci a parlarne.

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